L'Isola delle Femmine, detta anche Isolotto, o isola
di fuori, è soprattutto nota per la
frequentazione punico-romana, attestata dal
ritrovamento delle cisterne per la preparazione
del "Garum", (una ricercata salsa, preparata
con alici e ventresche di pesci azzurri in
presenza di sale) e le scoperte delle numerose
ancore di piombo, nell'ampio specchio di mare tra Isola
e Sferracavallo.
La torre è a pianta quadra, con la parte basamentale
scarpata, con due cisterne per la raccolta delle acque
piovane, e spessori murari di oltre due metri.
Alla sua guardia erano preposti tre guardiani, che
utilizzavano tre ampi ambienti.
Purtroppo oggi si rinviene in parte demolita, su un
dosso dell'Isolotto, a dominio del mare e delle calette
di ponente, un tempo rifugio di pirati.
Fu edificata alla fine del 1600, su progetto
dell'architetto Camilliani, il quale, nel corso del suo
sopralluogo lungo le coste siciliane, ordinato dalle
autorità per l'elaborazione di un valido sistema di
difesa dai pirati, che egli compì nel 1583, identificò
nell'isoletta, un punto di grande valore strategico, e
concluse che una torre in quel preciso luogo,
avrebbe resa: "grandissima sicurtà a naviganti
di quelle marine et anco a i viandanti...".
La massiccia torre incuoteva sicuramente timore e
rispetto tra i pirati, soprattutto per la sua capacità
di fuoco, visto che la morsa degli attacchi si affievolì
notevolmente.
Le armi in dotazioni dei torrari nel XVII secolo, erano
costituite da: mascoli, sagri, falconetti e colobrine,
(da Scritti di un
artigliero, e guardiano dell'Isola
delle femine).
La torre di "Mare" è ricordata nel XVII
secolo da Filippo Geraci, Pilota reale della Squadra
di Sicilia, durante la compilazione di un portolano:
"A miglio 1 1/2 (da Sferracavallo) v'è l'isola
delle Femine che tiene una torre di guardia grande
con artigliaria...", e nel XVIII secolo, dal
Marchese di Villabianca che la dà munita da
quattro cannoni.
|
|